Architettura
di Sistemi (STB) per Digitale Terrestre
su alcune innovazioni
Ciò che è stato posto più in evidenza è la migliore definizione video, il maggior numero di canali rispetto alla trasmissione analogica, l'ottima ricezione in movimento, la possibilità di interagire con il fornitore del servizio e poco, molto poco, la disponibilità di contenuti di approfondimento.
Quello che invece non ho sentito è, ad esempio, lo sfruttamento del canale di ritorno per l'accesso ai contenuti di Internet che, grazie alla piattaforma software DVB-MHP, un buon browser ed un telecomando, darebbe una bella botta al digital divide aprendo un nuovo mondo a chi non possiede un computer o non vuole imparare ad usarlo, ma sarebbe interessato ai contenuti se solo potesse accedervi utilizzando il solo telecomando della TV. Per non parlare poi della possibilità fornita dallo standard MPEG di ricevere pacchetti internet embedded all'interno della trasmissione televisiva, con la possibilità di convogliarli in una rete domestica. E che dire della possibilità di usare come canale di ritorno per l'interattività un collegamento UMTS, GPRS, GSM o addirittura una porzione della stessa frequenza televisiva? E la sicurezza del canale? È la stessa di internet naturalmente, ma può diventare molto di più con le smart card, che erroneamente sono viste solo come accesso al pay per view.
In realtà sto scoprendo, come si suol dire, l'acqua calda: l'abbattimento del digital divide fa parte della missione del DVB Project; solo che se ne parla poco o nulla. Come non viene evidenziato un altro oggetto della sua mission: aprire un nuovo mercato alle piccole e medie imprese sfruttando la localizzazione dei servizi. Come è stato pensato? Permettendo alle realtà locali di accedere ad una piccola parte delle frequenze nazionali e solo sul proprio territorio. L'apripista in tal senso dovrebbe essere la Pubblica Amministrazione, fondi permettendo.Un aspetto interessante del discorso convergenza, oggi all'ordine del giorno, è la supposta contrapposizione tra la tv digitale in broadcast, distribuibile contemporaneamente a chiunque, con un costo fisso indipendente dal numero dei fruitori, ed i modelli di IPTV e televisione via internet. Dalla premessa si può capire che, sotto il profilo tecnologico, lo considero un dibattito di scarso interesse: le diverse tecnologie diverranno presto vicendevolmente imprescindibili e sarebbe il caso di pensare di più a come farle convivere ed interagire in un unico decoder, piuttosto che chiedersi chi vincerà la gara. Una soffre del numero limitato di operatori, di alti costi iniziali e di un mercato chiuso ai più. L'altra soffre di scarsità di banda e di mancanza di accesso alla rete. Ma un buon piano di assegnazione delle frequenze televisive e una chiara indicazione governativa da un lato, la reale liberazione delle frequenze per il Wi-Max, insieme allo sviluppo delle connettività wireless, wired e satellitare dall'altro, potrebbero modificare in breve tempo la situazione.
Indipendentemente dalle scelte politiche nazionali, lo standard DVB ha ormai una diffusione europea ed internazionale non sottovalutabile e si contende il mercato con il competitor statunitense ATSC. Il quale peraltro non supporta la tv digitale mobile, ragion per cui anche gli Stati Uniti hanno adottato lo standard europeo DVB-H.
Queste sono le ragioni per cui ho pensato di pubblicare il mio lavoro e di correggerlo e svilupparlo on-line, augurandomi che possa migliorare la conoscenza e l'apprezzamento di questa tecnologia e delle sue potenzialità.
Qualunque suggerimento o critica sono benaccetti.
Nicola Bagnardi
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Ultimo aggiornamento: 11/06/2007